domenica 19 novembre 2017


ITALIA – ARGENTINA (vista da Michele Messina)

Che sabato meraviglioso: sole, caldino e la partita dell’ Italia da guardare. Non in tv, finalmente dal vivo, si va a Firenze. Mauro e Gabriele sono puntualissimi, in auto ci vorrà qualche ora ma fa parte del rito. Si parla di un po’ di tutto, le formazioni, le speranze, l’incontro passato con le Fiji, cosa ci aspettiamo; su due cose siamo assolutamente d’accordo, O’Shea ci piace come si muove “a tutta Federazione” e appena a Firenze panino con wurstel e crauti al terzo tempo, da digerire fra tre giorni.
Entriamo in città; accidenti, non si percepisce l’evento. Siamo avvezzi agli incontri del Sei Nazioni all’estero, ultima volta Irlanda: la folla sciama festosa verso lo stadio, facce sorridenti, birra in mano e una battuta per tutti, irlandesi e italiani, tanto per fare caos. Intorno al Franchi sembra un giorno feriale, se non fosse per i baracchini di chi vende maglie e sciarpe a confermare l’esattezza del giorno.
Musica in lontananza, ci puntiamo dritti come fusi. Arriviamo così al campo dei Medicei, qui si che siamo nel posto giusto. In campo molte e coloratissime squadre di minirugby, con l’immancabile gioia e caos che si portano dietro. Intorno al campo, una folla ruota quasi compatta; ci uniamo anche noi, vediamo cosa c’è. In realtà non c’è nulla di più, ma il flusso non demorde, sembra di essere alla Mecca, tutti intorno alla Pietra Nera. Prendiamo il rivolo che entra in Club House. Qui si che si ragiona: tutte le maglie, tute e t-schirt delle squadre del Centro Italia, con aggiunte di Emilia, birra in mano, chiacchere e risate. Fermi tutti: tavolo e cibo, il panino può attendere. Passiamo il tempo in attesa di entrare al Franchi ridendo, scherzano ed ammirando le ragazze della CH che consegnano birre e ordinazioni passando”nel traffico” - come direbbero Munari e Raimondi - meglio degli avanti azzurri.
E’ ora di convergere e prendere posto. Per fortuna c’è tempo, ma troviamo una lunga coda ai tornelli; è solo il controllo del biglietto ma onestamente mi dà fastidio, mica siamo ultras del calcio! Per fortuna dietro abbiamo quattro puffi, enormi blu e simpatici che ci fanno pensare positivo.
Adesso ci siamo. Entrano le squadre, escono gli sbandieratori. Gli inni nazionali sono coinvolgenti come sempre, tutto lo stadio canta all’unisono, prima dimostrazione collettiva di tifo.
Poi si gioca. Ognuno è tifoso a modo proprio, il Franchi è quasi pieno, che spettacolo! Gli Azzurri tengono botta, anzi mischia e touches vanno alla grande; serpeggia l’ottimismo, dai che stavolta facciamo il bis delle Fiji. Gli argentini sono bravi coi tre-quarti, si schierano senza ala chiusa e fanno l’uomo in più; i nostri faticano ma chiudono, Canna butta dentro e, meraviglioso, chiudiamo il primo tempo in vantaggio. Come diceva Jerry Calà, “doppia libidine”.
Temiamo la ripresa del gioco, ed invece va come prima, fantastico. Il drop di Violi ci fa ballare sui sedili, troppo bello, imprevisto e spiazzante. Poi qualcosa succede; l’impressione da fuori è che impercettibilmente ci sia un rallentamento nel ritmo, quasi come fa il ciclista sull’arrivo per alzare le mani da manubrio. Gli argentini non perdonano, meta. Dai, cavolo, siamo lì continuiamo come abbiamo fatto, rimontiamo coi calci; niente, all’improvviso in mischia sono diventati ordinati, basta piazzati. Ci disuniamo ancora un pelino, in campo qualcuno pensa di poter raddrizzare qualcosa con gesti generosi più sul singolo e l’Argentina ci spiega con la terza meta che non va bene. Fischio finale, finita.



Non ci credo ma ci credo; chissà come sono fuori dagli stracci i giocatori, il risultato è scivolato fra le dita. Il momento merita meditazione, davanti ad una birra. Torna a poco a poco ( sorso dopo sorso) la saggezza del rugbysta: sono stati bravi, bella partita, mai mollare, O’Shea ci piace sempre di più, appuntamento con birra e cibarie sabato a casa mia per vedere che succederà a Padova. (Michele Messina)




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